Artisti 900

Tozzi Mario

Mario Tozzi nasce a Isola di Fano, presso Fossombrone, il 30 ottobre 1895. Il padre è il dottor Giacinto Tommaso Tozzi, la madre Erminia Brunetti. Primo di cinque fratelli, Tozzi, trascorre l’infanzia a Suna sul lago Maggiore. Indirizzato verso gli studi di chimica, li abbandona per dedicarsi alla sua vocazione: la pittura. Da bambino, disegna dovunque, persino sul guanciale. Frequenta l’Accademia di Belle arti di Bologna accanto a Giorgio Morandi, Licini e Sepo Pozzati, seguendo i corsi di Majani e Terzi. Due anni più tardi, nel 1915 si diploma, lascia l'Accademia, ricevendo il gran premio del Ministero dell'Istruzione Pubblica e tiene la sua prima esposizione prima di partire soldato alla Grande Guerra. In questa grave situazione il giovane Tozzi, perde due dei suoi fratelli, riceve una medaglia al valore e viene congedato nel 1919. Nel settembre di quell'anno sposa la giovane francese, Marie Therèse Lemair, conosciuta da ragazzo, quando lei trascorreva le vacanze sul Lago Maggiore e con lei si stabilisce a Parigi, Place St-Germain-des-Prés, proprio davanti alla chiesa. Timido, vive isolato dagli ambienti artistici che gli fanno un po' paura, mentre comincia a creare le sue opere maggiori degli anni venti - trenta e ad esporre al Salon des Artistes Indépendantes, al Salon D'Automne, al Salon des Tuileries dove la sua opera lineare e plastica viene notata immediatamente dalla critica. In quegli anni Parigi era il cuore pulsante del mondo degli artisti, qui, dopo aver riannodato i rapporti con l'amico Licini, entra in contatto con gli artisti italiani che qui lavorano, fra cui Giorgio De Chirico, Massimo Campigli, Filippo De Pisis, Alberto Savinio, Severini e Paresce: il “Gruppo dei sette", che si richiama concettualmente ed esteticamente alla pittura metafisica, gruppo che acquista rapidamente notorietà internazionale e con i quali fonderà l'Ecole Italienne de Paris". Ben presto Tozzi trova una sua dimensione pittorica, realizzando dipinti di grande originalità ed intensa suggestione che gli valgono i riconoscimenti della critica, numerosi premi e persino l'ammirazione di Picasso. Alla Biennale di Venezia mette in esposizione due suoi quadri; le sue composizioni sono caratterizzate dalla forte monumentalità, dai volumi geometrici e dalle implicazioni mitiche, mentre il pittore, con una impegnata serie di articoli, approfondisce intellettualmente il suo ideale di artista e la sua funzione nella rappresentazione del mondo. Nel 1925 con il gruppo milanese Novecento espone alla Galleria Pesaro, in seguito al gruppo si collegano anche Giacometti, Casella, Ungaretti e Comisso in compagnia dei quali Tozzi partecipa a varie mostre dal titolo “Italiens de Paris” ed alle Biennali di Venezia del 1928, 1930 e 1932. Inserito nella “Storia della pittura Moderna” della Sarfatti, Mario Tozza espone a Parigi presso le Gallerie Carminati, Zack, Bernheim e Charpentier, divenendo uno degli artisti più apprezzati della città e le sue opere vengono inserite nelle maggiori collezioni Francesi. Gli anni Trenta vedono il pittore in continua l'intensa attività artistica; le sue opere vengono acquistate dai musei: Grenoble - Parigi Roma - Atene - Berlino - Berna - Budapest - Ginevra - Lione - Mannhein - Mosca - S. Paolo ed il Governo Francese gli conferisce la Legion d’Onore per meriti culturali. E' il periodo della maturità creativa: la sua tecnica pittorica è sempre più raffinata, la prospettiva e la composizione dei suoi dipinti accoglie un mondo grandioso, immobile e metafisico. Gli oggetti posti in suggestive architetture, assumono significati simbolici, come le figure femminili che superano i limiti del reale e diventano protagoniste quasi esclusive dei suoi quadri. Nel 1936 il pittore si trasferisce a Roma, dove si dedica all'affresco, ma comincia ad avere problemi di salute che lo costringono a rifugiarsi a Suna sul Lago Maggiore ed a diradare sempre più la sua attività produttiva ed espositiva. Negli anni '40 e '50 la salute di Mario Tozzi sembra non conoscere miglioramenti ed ha disturbi quasi continui, pur partecipando regolarmente alle Biennali di Venezia: sono i suoi peggiori anni di crisi fisica, pittorica e morale. Fra il 1958 ed il 1959 le condizioni di salute del pittore migliorano permettendogli di riprendere i pennelli per dedicarsi pittoricamente ai temi di un tempo, ma soprattutto ai volti e alle figure femminili. Tozzi espone alla Galleria Annunciata di Milano, nel 1959 partecipa al 1° Premio Arezzo e, dal '60 al '65 si susseguono le sue partecipazioni a mostre in Italia e all’estero con una intensa produzione dl busti e volti femminili su fondi bianchi. Il maestro Tozzi dipinge con nuova energia premiata da favorevoli riconoscimenti da parte della critica e del pubblico: espone ripetutamente alla Galleria Annunciata dal 1961 al 1965. Nel 1963 espone alla Galleria La Bussola di Torino, nel 1964 alla Galleria Accademia di Roma, nel 1965 alla Galleria Flaviana di Locarno. Nel 1966 ricorrono i sui “50 anni di lavoro” e per l’occasione vengono inaugurate due sue mostre, una di opere storiche alla Galleria Annunciata e l’altra di opere più recenti alla Libreria Cavour di Renzo Cortina. Durante gli ultimi vent'anni lo stile di Mario Tozzi vira verso le figure geometriche che contengono della sua produzione si caratterizza per un singolare tratto creativo che gli fa dipingere un mondo quasi geometrico in cui la dimensione della bellezza continua ad essere rappresentata dalla grazia femminile, dai visi e dai corpi di una o più donne colte nell'eterno fascino della loro essenza. Però le loro fisionomie si sono geometrizzate, i volti ovoidali non ritraggono più l'immagine reale o individuale, ma il concetto stesso della bellezza universale, di una femminilità che fluisce per sempre in uno spazio senza tempo. Nel 1971 Mario Tozzi si stabilisce di nuovo a Parigi, l'anno prima il Centro Rizzoli di Milano, gli aveva dedica una mostra Antologica e lo storico d'arte Enzo Carli aveva presentato il nuovo libro di Valsecchi sul Maestro di Suna. Nel 1973 il pittore viene nominato Accademico di San Luca e gli anni seguenti la sua opera continua a essere celebrata da mostre e da monografie curate da illustri pittori e da eminenti critici d'arte fino a 1977 quando a Roma gli viene attribuito il premio Leonardo da Vinci. Mario Tozzi torna spesso a Parigi, negli ultimi anni, a rivedere la figlia, i nipoti e i luoghi delle sue esperienze artistiche più significative e morirà nella sua casa a Saint Jean du Gard l’8 settembre 1979.

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