Artisti 900

Guttuso Renato

Esponente di punta del dibattito sul Realismo e sulla funzione sociale dell’arte, Guttuso è stato un punto di riferimento, per un’intera generazione, della ricerca artistica. Pittore di rilevanza internazionale, esponente della cultura di area comunista, manifesta precocemente la sua predisposizione alla pittura: figlio di agrimensore e acquarellista dilettante, influenzato dall’hobby del padre e dalla frequentazione dello studio del pittore Domenico Quattrociocchi, inizia appena tredicenne a datare e firmare i propri quadri. Si tratta per lo più di copie (paesaggisti siciliani dell’Ottocento ma anche pittori francesi come Millet o artisti contemporanei come Carrà), ma non mancano ritratti originali. Alla fine degli anni Venti, mentre completa gli studi classici, entra a far pratica nello studio del futurista Pippo Rizzo . Dopo aver esposto alla I Quadriennale di Roma del 1931 e in una collettiva alla Galleria del Milione di Milano, nel 1933 abbandona gli studi universitari e si stabilisce a Roma. Stringe rapporti di amicizia con Mafai, Pirandello, Cagli e Ziveri, che influenzano la sua pittura in senso “tonale”. Nel 1935 partecipa alla II Quadriennale e nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1938 realizza il primo dipinto epico-popolare, “La fuga dall’Etna”, e tiene una personale alla Galleria della Cometa. Già da ora, il pittore insegue un’esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici. Nel 1942 al Premio Bergamo, ottiene il secondo premio con la “Crocifissione”, aperta denuncia dei disastri provocati dal Regime. In questo periodo studia e reinterpreta le scattanti figurazioni del Picasso post-cubista e accentua la sua vena polemica verso le questioni sociali, svolgendo un ruolo fondamentale nell’evoluzione in senso “realista” della pittura italiana. Notevole anche la funzione di tramite tra gli ambienti romani e quelli milanesi legati a “Corrente”. Inizialmente la sua azione in favore di una pittura impegnata si svolge all’interno della sinistra fascista che fa capo a Giuseppe Bottai e alla rivista “Primato”. Negli anni di guerra accanto ad Antonello Trombadori e ad altri esponenti del Partito comunista, partecipa attivamente alla Resistenza. Comincia la serie dei “Massacri”, raccolti nel libro “Gott mit uns” (“Dio è con noi”, motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi). Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il “Fronte Nuovo delle Arti”. Dagli anni Cinquanta è l’esponente principale di una corrente realista, politicamente impegnata a fianco del P.C.I., e spesso polemicamente in lotta con le tendenze formaliste di molta arte astratta. Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E' il periodo – per così dire - intimo dell’artista. Inizia ora infatti una serie di quadri prettamente autobiografici, tra i quali spicca forse uno dei suoi capolavori, “Strega Malinconica”, del 1982. Guttuso è un pittore che nonostante viva in un lasso di tempo fitto di mutamenti, sociali e culturali, e nonostante li viva tutti da assoluto protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua rigogliosa e stellante Sicilia. La sua umanità è dipinta sempre con un tortuoso plasticismo. Nella forma umana, nervosa e tesa, ma sempre riconoscibile, e che lui concentra nella tela, c'è già tutto il dolore del mondo. Ha ottenuto numerose mostre prestigiose, fra cui una retrospettiva al Museo Puskin di Mosca ed all’Ermitage di Leningrado. Ha insegnato pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma ed è stato Visiting Professor alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo. Nominato senatore della Repubblica nel 1976, muore lasciando alla sua città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.

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